Eccomi!

Oggi ho voglia di parlarvi del parto: la mia esperienza umana che, mi ha donato mio figlio. In un’ottica sincera. Una straordinaria esperienza di vita, un momento a cui sei grata intimamente. Sì selvaggio, emozionante, ancestrale. Raccontarlo per condividere una gioia che, un po’ fa paura. Dar voce alle mille emozioni, riflettere sui rigidi luoghi comuni legati al diritto di scelta, la carenza di servizi adeguati. Un particolare accento, sulle profonde risorse nascoste in noi, la comprensione e il rispetto per la sensibilità umana. Valorizzare l’evento nascita.

936199_4936852624465_893265880_nIo consiglio a tutte il corso preparto. Non per le tecniche di rilassamento, ottime, fino a quando hai il controllo del tuo corpo; fondamentale invece per la sfera emozionale: confrontarsi, partecipare alle lezioni, condividere una comune dimensione, nella sua soggettiva unicità. Esporsi a ruota libera, tirar fuori personali dubbi, consueti a molte mamme in progress. Sentimenti ben nascosti in noi, sono leciti e naturali: uno scambio costruttivo insomma!

 

Partoanalgesia? Al corso, la prospettavano di “routine”, il mio santo gine mi aveva avvertito:

“Solo su valutazione al momento del parto!”

Sostanzialmente nella struttura dove ho partorito, non la fanno quasi mai, forse se ti butti a terra pronta a tutto! 😉 Io ero “brava”, non serviva! Il mio parto è stato intenso: abbastanza veloce e graduale. Ancora oggi, mi chiedo stupita come abbia fatto? 😉

PART

 

Contrazioni iniziate la mattina presto, irrazionalmente riconoscibili: leggere e ritmiche sui reni. Quel giorno avevo il monitoraggio: erano loro! Eppure la mia, non era “una faccia da parto“: calma e rilassata, fuori. Un inaspettato self control, non è da me! A tre centimetri mi è stato offerto l’aiutino: utilissimo e indolore; a detta dell’ostetrica, efficace per velocizzare il tutto! Ingenua e un po’ titubante: Ok!

 

Non fatelo mai, nemmeno sotto tortura! Solo se davvero serve! Scollamento delle membrane: una tecnica che mi sento di sconsigliare caldamente, se possibile. Fuorviante dal mio punto di vista, (non solo il mio) e non serviva a me: il mio travaglio andava benone.

Col permesso del mio gine al telefono, sono andata a farmi una doccia a casa: una pazza! In piedi dall’alba, volevo rinfrescami, avevo intima necessità di entrare in confidenza con l’imminente trasformazione della nostra vita; non ero intenzionata ad entrare troppo presto e farmi visitare di continuo. Il post scollamento mi aveva innervosita; l’aiutino era stato tutt’altro che indolore, mi sentivo stupida per averlo accettato, e poi cosa sarebbe stato il parto, se uno scollamento faceva così male? Avevo un pò paura! Una piccola dose serve.

Contrazioni vicine. Doccia, valigia, il gine in linea, e di nuovo in clinica ostetrica: sette centimetri! -“Sei bravissima! Dai, in sala parto, ma le senti le contrazioni?” Le sentivo eccome! Ho iniziato a materializzare, il desiderio nascosto dell’epidurale, ed esternarlo -“Ma dai, tra dieci minuti partorisci!”

Due ore di fuoco: rottura delle acque. Poco prima ero consapevole e rilassata, mi gestivo. Dopo questo momento ho iniziato a “perdermi”, non controllavo la soglia delle contrazioni, non sapevo come reagire fisicamente a quelle sensazioni travolgenti:

– fatemi l’epidurale!

Attenuare non eliminare, quello che il mio corpo e la mia mente, non riuscivano a metabolizzare: drastico, selvaggio e incontrollato. L’ostetrica di turno: “Assolutamente no! Tutte le donne del mondo hanno partorito senza!” Atteggiamento utile, il suo, a rafforzare il senso di incapacità nel vivere al meglio un momento così speciale. Il tempo di ripresa tra una contrazione e l’altra non c’era. Penso alle mie gambe tremanti, essermi aggrappata al braccio di un ostetrico passante, tanta sete, e poi io non riuscivo a “respirare”. Una sensazione fisica, come non canalizzare aria nel mio corpo.

Contrazioni inumane, feroci e paralizzanti. Io persona, donna, mamma, non trovavo una guida in quel luogo, mi sentivo “sola” e non capita. La fase espulsiva è tosta. Almeno per me lo è stata. Spingevo:

-“Non con la gola, con la pancia!” Ma come si fa! Io in un attimo di follia

Prendete la ventosa! Sì, l’ho detto e ripetuto. Non è servita Grazie al Cielo! Ora mi vien da sorridere. La realtà circostante era confusa per le sensazioni impellenti e protagoniste, mi esortavano a focalizzare le energie sulla spinta; concentrata per quel che potevo, sul suono della voce del marito:

-“Spingi più forte!” E poi ho spinto: “Adesso muoio!

Invece sono nata: ascoltando il pianto vivace di mio figlio, lo sentivo quasi ovattato. Assolutamente frastornata, e anche fiera di me, noi: il mio miracolo. La meraviglia e il mio stupore, esser grata.

loves Un evoluzione unica che, merita ascolto: diritto legittimo di ogni mamma. Potersi esprimere, vivere serenamente la gioia della nascita, godersela nella sua completezza. Non sentirti incapace, o “ingrata”, per cercare maggiore conforto. Professionalità, accoglienza, calore umano, la voce delle nostre sensazioni individuali.

Com’è stato il vostro approccio al parto?

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